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Ecco il caso di un pensatore tanto segretamente influente sulla cultura europea quanto ufficialmente dimenticato o, peggio, annoverato, per il suo esplicito amore neo-romantico per l'arcaico, tra i "pericolosi" nemici della ragione. Osteggiato per l'impostazione (volutamente) non accademica, Ludwig Klages è stato però non solo lo strenuo difensore dei diritti dell'anima al cospetto delle astrazioni imposte dalla razionalità moderna, ma anche l'autorevole fondatore di due scienze sui generis quali la grafologia e la scienza dell'espressione. Pensatore originale e imprevedibile. Klages incomincia a riemergere dall'ingiusto oblio soltanto in questi ultimi anni, in particolare nel campo di una fenomenologia e di un'estetica fondate non più sul distaccato giudizio critico ma sul sentire percettivo, inteso qui come partecipazione "patica" alle qualità espressive del mondo. "Espressione e creatività", che traduce uno studio risalente nel suo nucleo al 1913 e poi pubblicato in forma rivista e ampliata nel 1921. si pone appunto alla base di uno dei più interessanti percorsi della nuova estetica, laddove al centro dell'interesse tornano termini quali "percezione", "presenza corporea", "sentimento", "atmosfera", "carattere", ecc. Superando i confini della fisiognomica tradizionale.